Il matrimonio di Michele Lorenzi.
La famiglia Lorenzi nel medioevo assunse rilievo significativo nella vita della città di Asti per le ricchezze accumulate con la mercatura e l’attività bancaria oltre che per gli uffici ricoperti da molti suoi membri. Più volte credendari del Comune, erano anche rappresentanti della Società dei Militi e della Società del borgo di Santa Maria Nuova. Oltre a possedere alcuni stabili sul mercato del “Santo”, la famiglia controllava l’intera Contrada Lorenzi nel Borgo di Santa Maria Nuova ed era uno dei casati più autorevoli del quartiere. Michele Lorenzi, notaio ed abilissimo mercatore, figlio del mercante Giovanni fu il personaggio di spicco della famiglia nel corso del XV secolo. La sua abilità nel commercio e nel prestito di denaro gli permise di accumulare una notevole ricchezza e dalle “Carte della Certosa di Asti”, si deduce che il Lorenzi oltre alle proprietà nel borgo di Santa Maria Nuova era anche proprietario di una cinquantina di sedimi nell’astigiano. All’inizio del XV secolo, Michele Lorenzi sposò Franceschina Solaro, anch’ella proveniente da una delle famiglie mercantili più influenti della città. I Solaro furono sicuramente la principale stirpe guelfa astigiana dedita ai commerci nell’alta Savoia e, con i Lorenzi, dividevano una “casana” a Voiron ed a S.Laurent.
La rievocazione vuole rappresentare il matrimonio tra i membri delle due famiglie, che, oltre ad essere l’unione di due individui, fu principalmente il consolidamento di un rapporto economico-finanziario. Precedevano il matrimonio gli “sponsalia” (fidanzamento), in occasione dei quali lo sposo regalava alla promessa un anello che ella metteva all’anulare sinistro. La cerimonia era verbalizzata da un notaio che verbalizzava le clausole economiche della “sacra unione”: in occasione delle nozze tra Michele Lorenzi e Franceschina Solaro, la dote ammontava a 425 “genovini d’oro” . Il rito vero e proprio era celebrato “in face ecclesiae”, in pratica sul sagrato della chiesa, pubblicamente davanti ad un sacerdote ed ai parenti che fungevano da testimoni. Al termine, la moglie seguiva il marito presso la casa dello sposo; durante il tragitto, i parenti spargevano semi di grano lungo il percorso nuziale sinonimo di buon auspicio e fecondità. L’ascesa di Michele Lorenzi condusse al culmine il prestigio della famiglia che in seguito non riuscì più a manifestare quello spirito d’iniziativa e d’operosità che l’aveva contraddistinta e portata al massimo splendore, rendendola una delle più autorevoli casate astigiane.
Bibliografia
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