La gavardina è la casacca utilizzata dai fantini del Palio di Asti durante la corsa.
La parola proviene dal genovese “gabanin-a” cioè piccolo gabbano (piccola tunica), a sua volta mutuata dall’ arabo “qaba”, che si riferiva ad un corto mantello spesso usato dai beduini.
Le prime tracce di questo vocabolo si trovano nei documenti di presentazione dei partecipanti al Palio alla fine del XVII secolo.
Il regolamento del Palio del 1688 infatti, definisce l’intero equipaggiamento del “paggio”, che oltre a non dover avere più di ventun anni, deve essere ben distinguibile dagli altri partecipanti essendo la corsa antica disputata nelle ore del tramonto.
Oltre ad avere una gavardina ed un “bonetto” (copricapo) con piuma dello stesso colore della piuma presente sulla testa del cavallo, il paggio indossava gli speroni ed era munito di “sborello” (un frustino) di circa un metro e mezzo di lunghezza, formato da due corde intrecciate con un filo di rame.
Nel periodo del XVIII secolo, in cui vi fu la preponderante partecipazione delle confraternite alla corsa del Palio, la gavardina riprendeva i colori della divisa delle confraternite.
Nel XIX secolo, con l’ invasione francese, la corsa perse la maggior parte dei profondi significati religiosi e sociali che fino a quel momento aveva mantenuto.
Il governo transalpino spogliò la festa dei suoi tradizionali connotati religiosi ed alle partecipazioni delle confraternite, si affiancarono quelle dei reggimenti militari. Alla gavardina venne preferita una divisa, il più delle volte militare, su cui veniva appuntata una coccarda con i colori di appartenenza.
Solamente nel XX secolo, con la riproposta degli antichi statuti e privilegi dei Savoia la gavardina venne riutilizzata ed è tuttora la casacca dei fantini del Palio di Asti.
Dalla documentazione in nostro possesso la gavardina del fantino di santa Maria Nuova nel periodo del ventennio fascista riprendeva la foggia dei cavalieri seicenteschi con giubba bianco-rosa, maniche azzurre, calzoncini ” a palloncino” rosa e maniche azzurre. Calzamaglia a righe trasversali bianco-rosa.
Negli anni Settanta-Ottanta la foggia della casacca divenne molto aderente, molto simile al giubbetto usato nelle corse regolari .Verso la fine degli anni Novanta i borghi ricominciano a personalizzare la gavardina con il proprio blasone.
In seguito la gavardina aumentò le sue dimensioni ( così da poter permettere al fantino di indossare sotto il giubbino protettivo per i traumi). I disegni si fanno più elaborati e riproducono fedelmente motto e blasone del Borgo.
Da sempre il motto del Borgo è stato “Ogni cosa col tempo”, ma visto che la vittoria non giungeva da 28 anni, il comitato decise nel 2000 di coprire il cartiglio che circondava la gavardina . Puntualmente la vittoria giunse in quell’anno. Da quel momento in poi il motto venne cambiato in Virtus Ardua Petit ( La Virtù richiede cose ardue).